“L’operazione Arbequino ha alzato un’altra volta il sipario su attività illecite che, con meccanismi fraudolenti, tentano di spacciare per olio italiano miscele di prodotto che con il made in Italy non hanno nulla a che fare. Sono frodi che non possiamo più tollerare”, dice il Presidente di Coldiretti Toscana Tulio Marcelli precisando: “Si tratta quasi di 8 milioni di tonnellate di olio sfuso che il consumatore avrebbe acquistato con la convinzione di portare in tavola un prodotto al 100 per cento italiano. Se fossero arrivati sul mercato, avrebbero generato un danno di circa 50 milioni di euro ai nostri olivicoltori”.
Una frode grave che si porta al seguito altre conseguenze. “Questi fenomeni hanno fatto crollare il prezzo riconosciuto agli agricoltori per il vero made in Italy.
Nonostante l’aumento dei consumi di extravergine, cresciuti del 4,2 per cento nel 2012, e la diminuzione della produzione nazionale del 6 per cento, le quotazioni del prodotto si sono ridotte anche del 30 per cento, a causa della concorrenza sleale di prodotti frutto di inganni e contraffazioni, venduti a prezzi stracciati. I consumatori – avvisa il Presidente - devono diffidare degli oli eccessivamente economici, il cui prezzo non riesce a coprire neppure il costo della raccolta delle olive”.
“Le indagini condotte dalla Guardia di Finanza di Siena con il Dipartimento dell’Ispettorato centrale per la tutela della qualità e la repressione frodi dei prodotti agroalimentari hanno sventato uno dei tanti pericoli che minacciano il nostro prodotto – commenta Roberto Maddè, Direttore di Coldiretti Toscana. E continua: “L’attività investigativa volta a sconfiggere ogni illecito è preziosa per difender gli interessi di consumatori e produttori. Ma non basta!”.
Sotto accusa è anche la mancanza di trasparenza dell’olio che dichiara in modo “furbo” la sua carta di identità: quattro bottiglie di extravergine su cinque vendute nei supermercati contengono miscele di diversa origine, ma la provenienza delle olive da cui nascono è praticamente illeggibile. “Pur essendo obbligatorio indicarla per legge in etichetta dal primo luglio 2009, in base al Regolamento comunitario n.182 del 6 marzo 2009, sulle confezioni ottenute con l’impiego di prodotti stranieri, nella stragrande maggioranza dei casi, diventa difficile se non impossibile decifrare la scritta “miscele di oli di oliva comunitari”, “miscele di oli di oliva non comunitari” o “miscele di oli di oliva comunitari e non comunitari” obbligatoria per legge nelle etichette dell’olio di oliva.
La dicitura è riportata in caratteri molto piccoli, posti dietro la bottiglia e, in molti casi, in una posizione sull’etichetta che la rende poco visibile. Contro questa mancanza di chiarezza Coldiretti ha presentato la proposta di legge salva-olio made in Italy, già sottoscritta da numerosi senatori, ancora è in attesa di approvazione.
“Abbiamo la necessità di dare di dare una rapida accelerazione all’iter di adozione della norma”, spiegano Marcelli e Maddè. “Per questo da oggi inizieremo una nuova fase di mobilitazione, che ci porterà ad incontrare tutti i rappresentanti delle istituzioni, a cui chiediamo di sostenere la nostra iniziativa pro trasparenza”, concludono Presidente e Direttore, annunciando l’intenzione di Coldiretti di costituirsi parte civile nel processo contro l’Azienda Olearia Valpesana Spa, accusata di illecita miscelazione di olio d’oliva con materie prime di categoria o di altra provenienza.
5 Luglio 2012
MOBILITAZIONE PER SOSTENERE LA PROPOSTA DI LEGGE SALVA OLIO MADE IN ITALY