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16 Luglio 2009
LA ZOOTECNIA TRAINA L’ECONOMIA AGRICOLA ARETINA

L’economia agricola aretina? Si aggrappa alla zootecnia. In barba al quadro generale, delicato e preoccupante, infatti, gli allevamenti della provincia sembrano stare a galla bene. Anzi.  Molto bene. A dirlo Nino Andena, presidente dell’Associazione Nazionale Allevatori, ospite del convegno “La produzione zootecnica e il mercato – realtà e prospettive”, organizzato da Coldiretti Arezzo a Sansepolcro, capitale della Valdichiana che è la patria toscana della celebre “bianca da carne”. A salvare gli allevamenti aretini sarebbe proprio la loro sostenibilità e la loro organizzazione, tanto diversa da quella degli allevamenti padani, destinati a subire la concorrenza estera. Insomma, se i problemi non mancano, in provincia di Arezzo, la situazione appare meno grave e preoccupante rispetto al resto di Italia. All’incontro hanno partecipato Gaia Maruscelli, responsabile servizio certificazione del Consorzio Carni Bovine Italiane, che ha illustrato l’evoluzione della struttura che dirige, frutto dell’evoluzione dei marchi 5R e ha annunciato una revisione del disciplinare. Dopo di lei, Roberto Nocentini, Presidente della Cooperativa Agricola di Firenzuola, che, evidenziando l’ottima performance della struttura mugellana, ha evidenziato l’importanza della vendita diretta e del contatto con il consumatore, a cominciare dai giovani e dagli studenti, il cui gusto deve essere guidato al consumo di prodotti di qualità del territorio. Alla tavola rotonda ha partecipato anche Claudio De Re, responsabile settore produzioni zootecniche Regione Toscana, che ha fornito ai numerosi allevatori presenti all’incontro informazioni sugli incentivi messi a disposizione dal piano di sviluppo rurale, in particolare quelli per il benessere animali (per cui Coldiretti si è battuta con determinazione), e ha evidenziato la necessità di promuovere progetti di filiera. Particolarmente interessante l’intervento di Claudio Bovo, Direttore Apa della provincia di Arezzo, che ha scattato una fotografia precisa della zootenica del territorio. I dati? Incoraggianti, che possono ancora crescere, continuando a puntare sulla qualità. Dai numeri forniti emerge che Arezzo brilla in testa alla classifica per la Chianina, animali che vengono allevati quasi completamente allo stato brado o semibrado, in aziende di medie e piccole dimensioni, e le cui carni vengono vendute sul territorio attraverso una rete capillare di macellerie che conta più di 200 punti vendita. I bovini da carne sono complessivamente ben rappresentati. Merito del gigante bianco (che vanta 6.832 capi e 200 allevatori), ma anche della altre razze che costituiscono un patrimonio zootecnico composto da 8000 capi e 360 aziende. Nella hit provinciale brilla la Valtiberina: da questa area infatti viene il 70 per cento delle carni aretine. Meno importante invece è l’allevamento di bovini da latte, che in provincia può contare su 10 allevatori, 500 animali e una produzione di 32.000 quintali di latte.  A completare la panoramica contribuiscono i 20000 ovini allevati in 64 aziende che trasformano il latte in formaggio e  i 600 che allevano gli animali da carne; i 2 allevamenti di bufali con 35 capi, i 55000 suini, gli oltre 4000 equini, asini compresi. In terra aretina ogni anno vengono macellati 10000 capi bovini, 61800 ovini, 33500 suini, 560 cunicoli. Fiore all’occhiello di Arezzo e provincia, i prodotti di nicchia: il pollo del Valdarno, per cui dal 10 luglio, è  partito il registro anagrafico, presente in 12 allevamenti che complessivamente danno 12000 Kg di carne; la Tarese del Valdarno, prodotta con  120 suini all’anno; il prosciutto del Casentino, frutto del lavoro di 11 allevamenti e 4 aziende trasformatrici, che nel 2008 hanno immesso sul mercato 136 prosciutti con il valore commerciale di 76 euro al kg; l’abbucciato aretino, che. da gennaio ad oggi, è stato prodotto in 237 forme.
Il forziere zootecnico aretino, insomma, è ricco e diversificato, ma può essere ulteriormente valorizzato, attraverso – ha concluso il presidente di Coldiretti Arezzo Tulio Marcelli, concludendo i lavori – con una corretta educazione alimentare e con un informazione costante diretta al consumatore, affinchè riscopri i prodotti del territorio, quel made in Italy, sicuro e di qualità che l’organizzazione agricola sta difendendo con forza da imitazioni e contraffazioni, purtroppo sempre più diffuse.

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