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29 Agosto 2017
ETICHETTE SICURE PER LA TUTELA DELLE PRODUZIONI AGRICOLE ARETINE

L’etichetta di origine obbligatoria che permette di conoscere la provenienza del grano impiegato nella pasta e del riso, mette fine all’inganno dei prodotti importati spacciati per Made in Italy e risponde alle esigenze dei cittadini che chiedono venga scritta sull'etichetta in modo chiaro e leggibile l'origine degli alimenti secondo la consultazione online del Ministero delle Politiche Agricole in riferimento alla pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale dei due decreti interministeriali per introdurre l'obbligo di indicazione dell'origine del riso e del grano per la pasta in etichetta.
I decreti prevedono, a  partire dalla pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale, una fase di 180 giorni per l'adeguamento delle aziende al nuovo sistema e lo smaltimento delle etichette e confezioni già prodotte e quindi entro il 16 febbraio, per il riso e il 17 febbraio per la pasta non ci saranno più  vecchie etichette fuorvianti sul mercato.
“Un pacco di pasta su tre è fatto con grano straniero senza indicazione in etichetta, come pure - spiega il Presidente di Coldiretti Toscana e Arezzo Tulio Marcelli - un pacco di riso su quattro. L’assenza dell’indicazione chiara dell’origine non consente di conoscere un elemento di scelta determinante per le caratteristiche qualitative, ma impedisce anche ai consumatori di sostenere le realtà produttive territoriali e con esse il lavoro delle imprese agricole e l’economia del vero Made in Italy. Il taglio dei prezzi pagati agli agricoltori sotto i costi di produzione ha provocato praticamente la decimazione delle semine di grano – dice Marcelli - i prezzi sono stati praticamente  dimezzati per effetto delle speculazioni e della concorrenza sleale ed oggi  con 5 chili di grano non è possibile neanche acquistare un caffè”.
Con l’arrivo dell’etichettatura di origine obbligatoria anche per la pasta e per il riso si realizza un passo determinante nella direzione della trasparenza dell’informazione ai consumatori in una situazione in cui però circa 1/3 della spesa resta anonima.
L’obbligo di indicare in etichetta l’origine è una battaglia storica della Coldiretti che con la raccolta di un milione di firme alla legge di iniziativa popolare ha portato all’approvazione della legge n.204 del 3 agosto 2004. Da allora molti risultati sono stati ottenuti anche in Europa ma l’etichetta non indica la provenienza di molti altri alimenti, dai salumi al concentrato di pomodoro ai sughi pronti, dai succhi di frutta fino alla carne di coniglio. E di battaglie Coldiretti Arezzo ne sta portando avanti molte anche in questo momento, a partire da  quella sul CETA per fermare il trattato di libero scambio Europa-Canada, l’accordo che comporta l’annullamento di tutte quelle barriere che nel tempo sono state volute per evitare che sulle tavole degli aretini, arrivino prodotti meno controllati. A questo proposito continuano da parte dei comuni della provincia di Arezzo, le delibere #stopCETA a sostegno dell’azione di Coldiretti Arezzo, un chiaro segnale da parte delle amministrazioni comunali in difesa dell’identità locale e delle produzioni a denominazione legate al territorio. L’accordo permetterà inoltre l’invasione di grano trattato con glifosato e l’entrata di ingenti quantitativi di carne a dazio zero.
“La provincia di Arezzo – afferma il Direttore di Coldiretti Arezzo Mario Rossi – ha il primato per il grano tenero, coltivato soprattutto in Valdichiana e non dimentichiamo che da pochi centesimi al chilo concessi agli agricoltori dipende la sopravvivenza della filiera più rappresentativa del Made in Italy mentre dal grano alla pasta i prezzi aumentano di circa del 500% e quelli dal grano al pane addirittura del 1400%.
Vogliamo tutelare il reddito di chi produce e valorizzare le nostre imprese agricole – conclude Rossi - e sollecitiamo l’attivazione di tutte quelle misure che puntino alla qualificazione della nostra produzione e che consentano a chi  trasforma, di acquistare sempre più prodotto italiano e quindi anche aretino”.
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