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4 Maggio 2016
Vuole comprare un kilo di pane?un agricoltore deve vendere quindici kg di grano

“Sullo scaffale per i consumatori i prezzi sono di fatto stabili (-0,1%), ma nelle campagna la situazione alla produzione è drammatica, con il crollo delle quotazioni su livelli insostenibili”. L’allarme pesantissimo lo lancia Coldiretti Arezzo, attraverso le parole di Tulio Marcelli, presidente di Coldiretti Toscana e Arezzo, che spiega: “E’ paradossale, ma oggi gli agricoltori devono vendere tre litri di latte per bersi un caffè o quindici chili di grano per comprarsene uno di pane”. Di fatto ad aprile crollano i prezzi nelle campagne italiane, dal -24 % per il grano duro al - 57% per i peperoni fino al -48% per i pomodori, con valori al di sotto dei costi di produzione che rischiano di spingere all’abbandono campagne.
E’ quanto emerge da un’analisi della Coldiretti in occasione della diffusione dei dati Istat sull’inflazione a aprile sulla base delle rilevazioni Ismea alla terza settimana del mese.
I motivi sono molteplici, spiega il direttore di Coldiretti Arezzo, Mario Rossi: “Anticipo dei calendari di maturazione, accavallamento dei raccolti, varietà tardive diventate precoci, con eccesso di offerta prima e crollo della disponibilità poi, sono solo alcuni degli effetti dell’andamento climatico anomalo sulle coltivazioni che subiscono anche la pressione delle distorsioni di filiera e dal flusso delle importazioni, determinate dagli accordi agevolati. Una situazione  che ha aggravato la situazione delle imprese italiane che stanno affrontando una crisi senza precedenti a causa del crollo dei prezzi che non coprono più neanche i costi di produzione”.
E’ il caso delle condizioni favorevoli che sono state concesse al Marocco per pomodoro da mensa, arance, clementine, fragole, cetrioli, zucchine, aglio, olio di oliva, all’Egitto per fragole, uva da tavola, finocchi e carciofi.
Secondo Coldiretti infine, l’accordo con il Marocco, ad esempio, è fortemente contestato dai produttori agricoli perché nel paese africano è permesso l’uso di pesticidi pericolosi per la salute che sono vietati in Europa, ma anche perché le coltivazioni sono realizzate in condizioni di dumping sociale per il basso costo della manodopera.

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