Gravissima emergenza ungulati in provincia di Arezzo: proseguono le loro scorribande tra terreni coltivati e vigneti, seminando danni alle colture e mettendo a rischio la stabilità idrogeologica delle nostre campagne e la presenza dell’agricoltura nelle zone marginali e più difficili. Ma è estremamente complicata, costosa e di fatto inutile la procedura di gestione del piano di controllo della fauna selvatica previsto dalla legge obiettivo, approvata lo scorso febbraio dalla Regione Toscana.
C’è ancora troppa burocrazia e per questo Coldiretti Arezzo ha manifestato formalmente con un documento ufficiale la necessità di un intervento immediato per risolvere la situazione a Regione Toscana, Servizio Caccia Arezzo e per conoscenza direttamente all’assessore regionale Marco Remaschi e al prefetto di Arezzo Alessandra Guidi, proprio sull’applicazione della legge regionale sul contenimento degli ungulati.La lettera denuncia il fatto che non sono ancora state messe in atto le norme necessarie appunto al contenimento degli ungulati malgrado siano già oltre 100 le richieste di aiuto e quindi di intervento presentate dalle imprese agricole aretine, subissate dagli attacchi nefasti degli ungulati in particolare di cinghiali. La lettera chiede quindi un immediato riscontro alle richieste già presentate e una pronta risposta anche a quelle in arrivo in questi giorni, tenendo conto che in precedenza queste risposte arrivano addirittura nel giro di 24 ore mentre ora è tutto fermo con danni gravissimi al settore.Tutto nasce dal fatto che Regione Toscana ha recentemente definito modalità e meccanismi di intervento finalizzati alla prevenzione e al contenimento dei danni alla colture agricole da parte di ungulati nei periodi al di fuori della caccia. Meccanismi però troppo complessi che rischiano di vanificare gli sforzi fatti sino a qui per produrre una legge obiettivo sulla carta – ma solo sulla carta - all’avanguardia.“Il meccanismo per attivare la procedura di intervento - spiega Tulio Marcelli, presidente di Coldiretti Toscana e Arezzo - è estremamente burocratico, contorto e farraginoso e non consentirà di intervenire tempestivamente nelle situazioni a rischio. La legge non produrrà gli effetti per cui è stata concepita: riportare la popolazione degli ungulati ad un livello di sostenibilità, salvaguardare le attività agricole e la biodiversità. L’eccesso di burocrazia inserito nel piano non è purtroppo figlia solo della nuova legge ma della mancata attuazione della legge 3 sulla caccia a causa del passaggio delle deleghe fra Provincie e Regione. La procedura per attivare gli interventi rischia di essere inefficace, così la legge obiettivo non servirà a nessuno”. Ma c’è anche un secondo provvedimento che Coldiretti contesta e per cui ha già inviato le sue osservazioni agli uffici regionali: è quello relativo al piano dei controllo del cinghiale che introduce ancora complicazioni burocratiche e che rende estremamente tortuoso il percorso per attivare gli interventi di controllo da parte degli agricoltori. La proposta del piano di controllo molto più restrittiva della legge obiettivo che fa riferimento ad un principio per noi fondamentale – precisa Coldiretti - che è quello del danno potenziale. Gli interventi di contenimento dei cinghiali devono essere attuati prima che i danni assumano una dimensione rilevante e non dopo.