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16 Febbraio 2015
Coldiretti Arezzo scende in campo: “No alle mele geneticamente modificate”

Siamo alla frutta. Quella geneticamente modificata, che rischia a breve di arrivare a fare concorrenza sleale anche alle magnifiche mele naturali della Valdichiana aretina. La notizia è di quelle preoccupanti: è infatti arrivato, negli Stati Uniti, il via libera alla commercializzazione della prima mela geneticamente modificata, che non annerisce e mantiene l’aspetto sempre fresco una volta tagliata a fette, chiamata “Arctic Apple”, con tanto di approvazione da parte del Dipartimento dell’agricoltura statunitense.
Una preoccupazione che riguarda da vicino l’Italia che - ricorda Coldiretti - è il primo produttore europeo di mele con circa 70mila ettari coltivati e oltre 2 milioni di tonnellate di produzione. Ma l’allarme riguarda anche Arezzo e la produzione di mele tipiche del nostro territorio, in particolare della Valdichiana, che rappresenta un bacino molto importante e un valore aggiunto di rilevo per il settore. “Sono infatti circa 700 gli ettari di terreno dedicato ai meleti – spiega il direttore di Coldiretti Arezzo, Mario Rossi -  con importanti aziende che arrivano a produrre circa 250mila quintali di mele all’anno e che riforniscono con prodotti di altissima qualità sia i negozi e la grande distribuzione, sia i mercati di Campagna Amica della nostra provincia”.
Le mele aretine fondano il proprio successo sulla loro distintività “che - afferma il direttore di Coldiretti Arezzo Mario Rossi  - è tutto il contrario dell’omologazione causata dagli Ogm che, nonostante il rincorrersi di notizie ‘miracolistiche’ sugli effetti benefici delle nuove modificazioni genetiche rimane elevato il livello di scetticismo dei  nostri coltivatori e anche dei cittadini”.
“Ricordiamo che quasi 8 italiani su 10 (76 per cento) dato riscontrabile anche ad Arezzo  – spiega il presidente di Coldiretti Toscana e Arezzo, Tulio Marcelli -   sono contrari all’utilizzo di organismi geneticamente modificati nell’agricoltura, e che nel nostro Paese si è giustamente fatta la lungimirante scelta, anche grazie all’impegno Coldiretti, di non coltivare biotech”. A preoccupare – continua  Marcelli – “è il fatto che l'arrivo di questo frutto innaturalmente a prova di macchie possa anche alterare la  percezione di semplicità e salute che da sempre accompagna le nostre mele”.

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